Liceo Statale
Alfonso Gatto
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 Edizione 2009
 
 
 
 

Premio Gatto II edizione| Premiati Triennio

Menzione speciale a:

ANGELICA INFANZIA, di Barbella Gaetano (II C, L.C.)

ANGELICA INFANZIA

Riccioli al vento
come spighe di grano
danzano al sole
tra urla festose.

Cavalcano bici
sognando avventure
graffiando quel tempo
che tanto li arride.

Palpita il cuore
che ritma il pedale
candida infanzia
che angelica sale.

Indifferenti e sordi
per ciò che li circonda,
incompresi saggi
del mondo che affonda.

Occhi innocenti
che scrutano la vita
cercando certezza,
cercando carezze.


GIOVANE CANTO
, di Cirillo Mariachiara (II C, L.C)

GIOVANE CANTO

Non vivere in questo mondo
come un semplice inquilino
o come un villeggiante.
Vivi in questo mondo
come se fosse la casa di tuo padre.
Credi al sole,
al mare e alla terra
ma soprattutto alla vita che ti aspetta.
Ama il sapere,
la luce e la falena
ma innanzitutto l’uomo che sarai.
Senti la tristezza
del ramo che si spezza
e della lacrima che scende.
Ma tutto ciò che ti circonda
ti dia gioia.
Uno sguardo, una voce e
una carezza ma soprattutto l’uomo
ti dia gioia!

 

RICORDO D’INFANZIA, di Di Bartolomeo Luca (II D, L.C)


RICORDO D’INFANZIA
Qualche volta vivo ancora,
ma solo su argini di pozzanghera,
fingendoli di volta in volta
abissi e porti sicuri.

È lì, nella fredda bocca della caduta,
che gradini si fanno gracili
e compare la cura
all’astinenza di vivere.

È un presagio d’orizzonte,
porta socchiusa da impacchettare
per destinazioni senza luogo.
Idolatria dell’incertezza.

È un ricordo socchiuso
tra due dita, spremuto
affinché pianga gocce di tempo:
un dardo di immagine a frenare il cervello.

Io non avevo paura
poiché non conoscevo i nomi ,
ma vincevo i cieli
col mio aquilone.

Prendevo le nuvole al lazo.
E ridevo senza motivo,
lo stesso quando piangevo.
Né dazi, né scusa, né offerte.

Qualche volta vivo ancora
ma mi basta
un ricordo d’ infanzia
a soddisfare il respiro

BAMBINO MIO, di Giacobbe Elena Carmela ( III A, L.C)

BAMBINO MIO

Nell’oscuro sordo silenzio di questi
vicoli di Napoli
tu giochi,
bambino mio.
Un calcio alla palla ed eccola
ora accanto ad un bossolo
che ti ha strappato dal petto
l’affetto
di un padre,
ora sopra un petardo inesploso;
ora davanti la porta di un’avida
pistola assetata di sangue.
Tu giochi,
sei felice,
sorridi amore mio…
la tua candida voce è fuga gioiosa di note.
La tua candida voce è una cascata sonora
che il sole frange nella felicità di mille colori.
La tua candida voce è musica che risuona
in una terra indifferente che tace…
I tuoi occhi, assetati di curiosità,
dell’intero mondo vorrebbero
scoprirne l’immensità.
Le tue piccole mani,
abili come architetti,
nobili giochi costruiscono in questi ghetti.
Tu giochi,
sei felice,
sorridi amore mio…
Libero e lontano vaghi sulle ali della fantasia
e sogni il tuo futuro come tu lo vuoi.
Un giorno crescerai,
bambino,
ma dalle ali della fantasia
non scendere mai…


INFANZIA?, di Nigro Lorenzo (IV F, L.S.)


INFANZIA?

Inetto a vederti agli angoli delle strade
negli incroci, sui campi minati.
Fante per i carnefici, infante mai nato.
Alzi le armi al cielo, caricate con l’innocenza
neonato con la divisa, e cicatrici a cucitura.
Ti rassegno i tuoi diritti:
infante tuo è il diritto a vivere,
conoscere i tuoi genitori, aver un nome.
Infante tuo è il diritto di essere curato con la protezione,
di non subire violenza o d’essere venduto.
Infante tuo è il diritto di pensare.
Odiare. Amare. Odiare.

DE’JA’ VU, di Speranza Serena (II C, L.C)

DE’JA’ VU

È un ricordo
represso
improvviso più vivo.

È una bimba che corre in prato
un vestito di rose, bagnato.
alla pioggia sembra parlare
è forse un nuovo modo di giocare.

Il rumore è tanto lontano
alle sue orecchie un canto sovraumano.
E il mondo appare incantato
ai suoi occhi un gioco inventato.

Poi continua a danzare
ad ogni passo sembra sognare.
Convinta ironica astuta
si gode un’infanzia domani perduta.

E io che la guardo stupita
dall’alto, mi dico stranita
“della comune tristezza lei è traditrice”
ma la mia è solo invidia infelice.

È dunque
realtà
o
fantasia?

È un’infanzia lontana. È la mia.

Poesie vincitrici ex equo:


INFANZIA
, di Cicatiello Valentina ( II D, L.C)

INFANZIA

L’innocenza di ogni tuo sguardo,
l’innocenza di ogni tuo gesto,
l’innocenza di ogni tuo pensiero.
Desiderio di una verità negata,
troppo cruda per un cuore così fragile e inesperto,
ancora intento a colorare con secchi di vernice
il mondo intero.

Godi ti la migliore età,
non aver fretta di rincorrere un presagio di sassi ancora da calpestare,
goditi la pienezza dei giorni più brevi,
che ancora ignorano di quanta eternità siano capaci.

MOTIVAZIONE: la lirica di Valentina Cicatiello, “Infanzia”, si segnala per l’intensità del messaggio. Le due strofe in versi liberi acquistano la valenza di un inno a godere nella migliore età, in un’incisività anaforica che sottolinea le peculiarità dell’infanzia.

FRAMMENTI DI GIOIA, di Gallo Aurora( III A, L.C)

FRAMMENTI DI GIOIA

Echi di voci si rincorrono;
giochi di bambini rumorosi,
un tempo risuonavano.
Ora solo il ricordo di un uomo,
ormai troppo grande,
abita il respiro del vento.


MOTIVAZIONI: la lirica di Aurora Gallo, “ Frammenti di gioia”, si caratterizza per la capacità di sintetizzare in poche battute i caratteri e il sentire dell’età infantile, nel suo sviluppo dall’incanto al disincanto, con un verso finale il cui suono richiama efficacemente echi vicini alla poetica di Gatto.

IL CUORE DI UN BAMBINO, di Spagnolo Marilena (I A, L.C.)


IL CUORE DI UN BAMBINO

Basta guardarsi attorno
per veder quanto la natura
sia sciocca e deludente:
suoni, profumi, colori,
banalità e leggerezza
per chi ha dimenticato
cosa siano le carezze…
scrutare l’orizzonte
con occhio triste e stanco
e veder solamente una linea
come su un foglio bianco.
Basta guardarsi attorno
per vedere quanto la natura
sia bella e sfavillante:
suoni, profumi, colori,
continue meraviglie e scoperte
per il cuore di un bambino,
candido come la rugiada del mattino…
e quel foglio bianco diviene come un dipinto
e dietro quella linea un futuro ancora non ben distinto.

MOTIVAZIONE: la lirica “ Il cuore di un bambino” di Marilena Spagnolo sembra il pennello di un pittore appoggiato su un foglio bianco, pennellate sicure ma indefinite, caratterizzano un paesaggio sfavillante, di suoni e colori, emblema, da sempre, della giovinezza.

 


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